Il 1° ottobre si dovrebbe (il condizionale è d’obbligo) svolgere, nella regione della Catalogna, il referèndum d’autodeterminació de Catalunya, che ha come scopo l’indipendenza della regione dal resto della Spagna. Una via già intrapresa, con un nulla di fatto, nel 2014.
Questa volta però, la Generalitat de Catalunya e il suo presidente Carles Puigdemont i Casamajó, hanno voluto renderne ancora più formale e vincolante il risultato della consultazione attraverso l’emanazione di una legge referendaria specifica votata il 6 settembre, dalla maggioranza del parlamento catalano. Un atto molto forte che ha messo in seria difficoltà tutto il paese.
In risposta il governo centrale spagnolo ha contrastato apertamente questa consultazione affermando che: “la Costituzione spagnola non consentirebbe di votare sull’indipendenza di alcuna delle sue regioni”. A tal fine, sempre il governo centrale, ha presentato un esposto alla Corte costituzionale spagnola. Ricorso che è stato accolto con una sua sentenza di incostituzionalità e che ha di fatto sospeso il referendum. A questa sentenza si è aggiunto anche l’intervento della Procura Generale (Fiscalía), che ha denunciato per i reati di disobbedienza e prevaricazione Puigdemont e tutti i membri dell’Ufficio di presidenza del Parlamento regionale della Catalogna che hanno approvato la messa all’ordine del giorno della legge istitutiva del referendum.
La diretta conseguenza di questi atti di forza, da ambo le parti, hanno portato a un progressivo inasprimento della tensione politica e civile, tensione che è sfociata in una protesta, a tratti violenta, della popolazione catalana. Ma se il presente non è roseo il futuro è sicuramente grigio, con le due parti ormai in stallo e la data del 1° ottobre sempre più vicina.
Per fortuna un richiamo significativo al dialogo è arrivato dalla Conferenza Episcopale spagnola oltre che da molte associazioni laiche e cattoliche come la Comunità di Sant’Egidio, la quale ha pubblicato un comunicato stampa che richiamava le parti a una storia comune e soprattutto a un futuro comune, affermando che solo attraverso il dialogo si sarebbe potuta superare questa crisi.
A questo punto c’è solo da augurarsi che sia i catalani che gli altri spagnoli accolgano quest’appello di pace non solo per superare lo spettro della scissione, ma anche per trovare un modus viventi che non porti più a una crisi del genere.
(Articolo pubblicato su Notizie Italia News.)