Roma – “Cari fedeli armeni, oggi ricordiamo con cuore trafitto dal dolore, ma colmo della speranza nel Signore Risorto, il centenario di quel tragico evento, di quell’immane e folle sterminio, che i vostri antenati hanno crudelmente patito. Ricordarli è necessario, anzi, doveroso – ha aggiunto -, perché laddove non sussiste la memoria significa che il male tiene ancora aperta la ferita; nascondere o negare il male è come lasciare che una ferita continui a sanguinare senza medicarla!”, così Papa Francesco ha aperto la sua omelia in memoria del Metz Yeghèrn – il genocidio armeno – avvenuto ormai 100 anni ad opera dei Giovani Turchi in quello che era l’Impero Ottomano (a questo proposito si legga l’articolo di Antonio Salvati – ndr).
Una dichiarazione che ha “profondamente dispiaciuto ed irritato” il governo di Ankara, tanto da far convocare il nunzio apostolico per chiedere chiarimenti in merito, visto che a parer loro le nuove dichiarazioni di Papa Francesco contraddicono quelle rilasciate nel suo viaggio in Turchia. Non solo anche l’ambasciatore presso la Santa Sede è staro richiamato ad Ankara per “consultazioni”, fatto che sottolinea ancora di più una tensione dei i rapporti fra il Vaticano e la Turchia.
Purtroppo però, sebbene siano passati cento anni dal quello che è indicato da tutti come il primo massacro del XX secolo, ancora oggi il popolo armeno non ha ottenuto il giusto riconoscimento al suo martirio. Un martirio, che come ha ricordato lo stesso Papa Francesco nella sua omelia è stato solo il primo di una lunga serie: “Purtroppo ancora oggi sentiamo il grido soffocato e trascurato di tanti nostri fratelli e sorelle inermi, che a causa della loro fede in Cristo o della loro appartenenza etnica vengono pubblicamente e atrocemente uccisi – decapitati, crocifissi, bruciati vivi -, oppure costretti ad abbandonare la loro terra. Anche oggi stiamo vivendo una sorta di genocidio causato dall’indifferenza generale e collettiva”
Ma allora come si può reagire difronte a questi eventi tragici e di una violenza che spesso ci sommerge lasciandoci senza speranza? Una malvagità che crea delle voragini, dei vuoti di amore, di vita e di bene? “Per noi è impossibile; solo Dio può colmare questi vuoti che il male apre nei nostri cuori e nella nostra storia” ha proseguito il Papa nell’omelia della messa per il centenario del massacro armeno. “È Gesù, fatto uomo e morto sulla croce, che colma l’abisso del peccato con l’abisso della sua misericordia”. Solo con la misericordia di Dio si può superare il male del mondo.
Infine Papa Francesco, durante la sua omelia, ha auspicato una pronta riconciliazione fra il popolo armeno e quello turco, invitano tutti a pregare per questo futuro di pace: “Dio conceda che si riprenda il cammino di riconciliazione tra il popolo armeno e quello turco”.
(Articolo pubblicato su Notizie Italia News.)